lunedì 16 dicembre 2013

Il capodoglio arcobaleno.


Questo (1) è il pinguino che sta sul ghiacciaio. Questo (2) invece è il pinguino che sta salendo sul capodoglio. La parte appuntita, in giallo, è il getto d'acqua del capodoglio.


"Il Capodoglio è di tanti colori.

 E' un arcobaleno il capodoglio, perché se qualcuno non si ricorda com'è fatto l'arcobaleno, il capodoglio viene e poi fa ricordare."

Cit: Leonardo, 4 anni.

giovedì 18 luglio 2013

Manipolazione al Polo Sud: il capodoglio a carriola.

Ho trovato il libro che cercavo in un mercatino dell'usato ed è stato amore a prima vista: non volevo disegni, ma l'emozione vera delle fotografie.


Lo abbiamo sfogliato mentre rileggevo i primi capitoli della storia di Ciccio, soffermandoci sulle immagini dei cuccioli con la mamma, del primo tuffo nell'Oceano, dando voci ed emozioni ai protagonisti. Per mio figlio le foto sono state la prova che il pinguino Ciccio esiste veramente, lo sfogliava come se fosse l'album di famiglia di qualcuno a lui molto caro...e pure a me.
E' stata una buona occasione per scoprire altri tipi di pinguino, altri colori, altri dettagli su cui torneremo tra un pò di tempo.


Le immagini raccontano chiaramente aspetti della vita dei pinguini che abbiamo avuto modo di imparare grazie al film documentario "La marcia dei pinguini", come la cova dell'uovo o il modo in cui il cucciolo infili la testa nella bocca della madre per nutrirsi.


Dico "abbiamo avuto modo di imparare" perché questo progetto a due sta arricchendo enormemente anche me.

Sapevate che il dorso scuro  e il ventre chiaro dei pinguin è un sistema antipredatorio? Se guardiamo un pinguino dal basso verso l'alto, infatti, il ventre chiaro si confonderà con il chiarore delle acque proveniente dal sole, mentre se lo guardiamo dall'alto il dorso si mimetizzerà con l'oscurità degli abissi.

Rimango sempre impressionata dalla perfezione che è nel disegno di Madre Natura!

Questa volta abbiamo usato lo specchio per simulare il ghiacciaio e qualche elemento naturale per rendere l'insieme più attraente. Das e pongo, qualche bottone, occhietti mobili, qualche perla finta e piccole conchiglie.


Un tronco lavorato dal mare, opera d'arte di Madre Natura, è presto diventata la casetta dei pinguini e il resto è venuto da sé...


PICCI, 3 anni e 8 mesi:

"Hanno le orecchie?



Ah, no. Hanno le ali.

Ecco qua il pinguino.


Sto portando da mangiare al mio papà e alla mia mamma.


Lo prendono in due perché pesa. Prende il papà perché è pesante.

(Simulo la voce del pinguino piccolo e dico: Oh! Guarda, nello specchio c'è un altro pinguino!)

 Quello sei tu! Quello  è la tua ombra! C'è lo specchio.

 Hai visto che non ci sei più? Perché hai davanti la creta.



Gioco d'astuzia. I bambini giocano d'astuzia, si sa. (cita la storia)

Sto facendo un grosso capodoglio. Che paura!

Il pinguino Ciccio giocò d'astuzia.

Sto facendo il capodoglio tipo un carriola.


Questa è la testa, sta sotto. Questi sono gli occhi. (???)

 Dai, sali, regazzì! (cita la storia)"


Mi sono chiesta perché il capodoglio fosse come una carriola per lui, visto che conosce bene l'esemplare. Dopo l'ultima battuta del Picci, però, ho capito la similitudine: il capodoglio nella storia è addetto al trasporto del pinguino, quindi ha in comune con la carriola il fatto di trasportare|!


Ricordiamo che è il processo che conta, non il risultato!

martedì 16 luglio 2013

Drammatizzazione de "La marcia dei pinguini"

Questa mattina abbiamo visto per intero "La marcia dei pinguini".

Con un vassoio e un misterioso uovo in cui era congelato un pinguino, sale e una vaschetta con acqua colorata, il Picci ha raccontato la storia a modo suo. Il materiale a disposizione ha suscitato la naturale messa in scena dell'uovo che rischia di congelare se cade dalle zampe di mamma o papà pinguino. Ha suscitato inoltre qualche strategia per accelerare lo scioglimento del ghiaccio e liberare il pinguino. Il sale abbassa il punto di congelamento del ghiaccio, creando solchi davvero affascinanti. Nel nostro caso è servito sia per simulare la neve, sia per accelerare lo scioglimento dell'uovo.



Picci, 3 anni e mezzo:

Questo è "Albero" ( il pinguino che è nell'uovo).



Questo pinguino sta dicendo: "Aiuto!"

Mamma, perché si era ghiacciato?


 Forse perché lo hanno fatto cadere nella neve.

Ma come lo hai messo dentro, mamma? Hai fatto un buco nel ghiaccio?

Sono saliti sulla macchina ghiacciata i pinguini.


 Stanno dicendo: "Speriamo che non ci ghiacciamo!"

Il pinguino sul ghiaccio è signor Topon Foglia e sta in macchina.  (L'altro è Ciccio, mentre il nome di Topon Foglia nasce da un topino protagonista di un altro libro e da una foglia su cui cade la sua attenzione in giardino.)


Sta facendo un lungo viaggio.

"Mi sto per ghiacciare, aiuto!"

Ora stanno cercando di metterlo dentro alla pissina (piscina). Quanto è fredda!

Stanno giocando con la neve. Speriamo che non lo faccimo cadere il nostro piccolino (fa baciare l'uovo dai pinguini e poi i pinguni tra di loro, come nel film-documentario).


 Noi stiamo giocando a un gioco divertente! Il pinguino è pieno di ghiaccio sul becco.
 Dice: "Non c'è niente da ridere!".



(Gli chiedo come possiamo sciogliere l'uovo)

Mi è venuta un'idea. Forse ci possiamo saltare tutti sopra.


Bisogna dargli tutte beccate.

Sta per sciogliersi. Sono eccitato!


Tutta la neve (sale) faceva sciogliere il ghiaccio.



(Si crea un buco. Chiedo: "come hai fatto a liberarlo?")

Ho fatto così, con gli spruzzetti! (ha uno spruzzino con l'acqua)


Ricongiunge il piccolino alla famiglia e vissero tutti felici e contenti!

domenica 7 luglio 2013

"C'era una volta, nell'Antartico, un popolo pronto a tutto pur di donare la vita...": la marcia dei pinguini.


"C'era una volta, nell'Antartico, un popolo pronto a tutto pur di donare la vita..."
                                                                                           La marcia dei pinguni.
                                       
Il pinguino imperatore è l'ultimo animale della terra. E' un uccello che non sa volare, ma un abile nuotatore. Camminatore flemmatico e instancabile, ogni anno marcia dalla costa atlantica verso il Sud della regione Antartica per riprodursi e donare la vita. Attraversa infinite sofferenze per raggiungere le zone più fredde dove proteggere l'uovo e vederlo venire alla luce.

La femmina passa l'uovo al padre affinché lo covi mentre lei torna ai suoi usuali territori di pesca. Per sessantacinque giorni circa, il maschio digiuna per covare l'uovo senza abbandonarlo mai. Un solo gesto e la vita del piccolo è messa a repentaglio dal contatto con il ghiaccio. Al ritorno della madre, il padre ha perso parecchio peso e consegna il piccolo appena nato alla madre, che lo nutrirà con pesce rigurgitato, per tornare a pescare.

In questa "danza dell'uovo" è racchiuso lo struggimento, l'amore, il coraggio e  la lotta per la vita.

Il film-documentario uscito nel 2005, "La marcia dei pinguini", testimonia la marcia di una colonia di pinguini e poi di una coppia nel viaggio per la vita. Sono immagini commoventi, difficili da raccontare. I bambini, semplicemente dal trailer, potranno cogliere lo struggimento, la tenacia e la poesia della vita.


 "Mamma, è il pinguino Ciccio che si arrampica. Dai che ce la fai!
Quando fanno "pepepepe" mi sembra che il pinguino è una macchina.
La mamma sta dicendo forse: scappa, che ti prendo! Forse stanno giocando ad acchiapparella.
Perché questo pinguino adesso sta da solo?"
 Abbiamo visto il trailer più volte, imitato l'andatura flemmatica dei pinguini, la marcia con le zampe a pinna.

pinne di cartone

Abbiamo organizzato una marcia casalinga con uno scatolone, tempere e pinguini di plastica.


Il Picci ha messo in scena l'allontanamento di un pinguino e la preoccupazione della mamma. Grazie alle impronte con i colori, si è poi soffermato a disegnare le orme dei pinguini con la coda, per trasformarle infine a suo piacimento.

"Qua c'è una curva che arriva fino ai suoi piedi. Ho fatto la coda e i piedi. Faccio un altro arcobaleno, ora i piedi del pinguino non ci sono più."

Anche questa capacità di allontanarsi dal tema fa parte del processo creativo!

giovedì 4 luglio 2013

Esplorando il Polo Sud.

Mi piacerebbe che la storia di "Ciccio Sognatore, pinguino esploratore" fosse un progetto in grado di coinvolgere i bambini a 360°.  Non solo lettura o disegni, ma anche fare, esplorare, sperimentare, progettare. Sbagliare e ricominciare a sperimentare.

Nella realizzazione dei protagonisti, mio figlio collabora attivamente nella scelta di materiali, colori, soggetti da creare. Mi lascio ispirare perché sono convinta che le sue intuizioni arrivino ai bambini più delle mie. La sua influenza è  forte anche quando un cambiamento non è espressamente richiesto: è il mio primo lettore e accetto volentieri di cambiare un autobus in treno solo per cogliere il suo stupore.

Sto raccogliendo una serie di attività per i bambini che leggeranno "Ciccio Sognatore, pinguino esploratore", proposte collegate alla storia, ma anche spunti per allontanarsi fin dove possibile. Offro delle idee, ma i migliori suggerimenti li potrete cogliere ascoltando le curiosità dei vostri bambini.

La prima proposta collegata a questo progetto è un'attività sensoriale ambientata al Polo Sud.

Materiale occorrente:

-un contenitore di plastica trasparente ;



-animali di plastica dell'Antartide, come pinguini, foche, elefanti marini, orche, balene e uccelli. Spesso nelle confezioni di animali dei poli è incluso l'orso polare, ma non lasciatevi trarre in inganno, perché vive solo al Polo Nord.

lo squalo è al posto del capodoglio perchè non avevamo voglia di fare le scale per cercarlo!
 -ghiaccio a volontà: cubetti piccoli o grandi iceberg, potete colorarli con i coloranti alimentari prima di congelarli, rendendo l'esplorazione più interessante e colorata. Aggiungete dell'acqua al contenitore per veder galleggiare il ghiaccio e, se i vostri bambini sono più grandi di mio figlio, prendete spunto per indagare il motivo per cui il ghiaccio galleggia.



-Per creare uno strato di neve abbiamo grattuggiato del sapone di marsiglia, ho aggiunto un pò di acqua alle scaglie e mio figlio ha frullato il tutto fino a renderlo una schiuma viscida. Potete usare anche la schiuma da barba, oppure chiedere ai bambini stessi come realizzare la neve. Accettate le loro proposte, non correggete, seguite la linea di pensiero che vi proporranno, incoraggiateli a sperimentare in modo creativo, anche quando le loro idee vi sembrano non adatte allo scopo: è il processo che conta, non il risultato.



 Mio figlio si è divertito a giocare con la schiuma gelatinosa e a creare situazioni di gioco collegate alla storia di Ciccio, ma anche no.


 Si è cosparso il mento di "neve" per farsi la barba come il papà...ed è questa capacità di spaziare che amo nei bambini, di cercare somiglianze, trarre conclusioni, individuare collegamenti per uscire dalla ragnatela delle informazioni accumulate nei primi anni di vita.
 
 "I bambini costruiscono la propria intelligenza. Gli adulti devono fornire loro le attività ed il contesto e soprattutto devono essere in grado di ascoltare"

                                                                                                                    Loris Malaguzzi


martedì 4 giugno 2013

Capitolo terzo: La foca Lilly nel petrolio.


Furono i primi ad arrivare e, vi assicuro, Ciccio non avrebbe mai dimenticato quella scena straziante: la foca Lilly, giovane e bellissima...



...se ne stava immobile in una chiazza nera, gli occhi belli erano diventati dei fiori secchi, i movimenti eleganti strozzati in una trappola di veleno.


Zio Capo perse i lumi della ragione, Lilly (…acqua in becco, la sua Lilly) stava soffocando per il petrolio che l’aveva investita in mare. Chi mai le aveva fatto una cosa del genere?

 “Forza giovane, urla, urla a per di fiato!” lo incitò zio Capo.
“Ma…non è meglio se la curiamo?” chiese Ciccio perplesso.
“Urla! Urla!Pensi che da soli potremmo salvare il mondo? Urla ragazzo! Urla!“
Fecero un gran baccano, così grande che in pochi minuti accorse l’ambulanza con i pesci pulitori, i medici degli abissi, una pattuglia di squali poliziotto, le meduse liberatrici.



Quella volta ce la fecero, ma che cosa sarebbe successo se zio Capo non avesse udito quel pianto di dolore? Ve lo dico io, Lilly sarebbe morta.
Ciccio rimase seduto sull’ambulanza degli abissi, una conchiglia gigante guidata da una grossa stella marina, mentre zio Capo accarezzava i lunghi baffi di Lilly, in disparte, come per scusarsi.

Con la complicità di un mare chiacchierone, Ciccio captò qualche frase:


“Mia dolce Lilly…” diceva lo zio “…potrai mai perdonarmi? Ci stanno distruggendo, ma ho adottato un pinguino che porterà questa notizia per il mondo”


Lilly, poco prima di salire sull'ambulanza degli abissi, strofinò il collo sul testone di zio Capo, con gli occhi ancora irritati dal petrolio cinguettò:
“Come potrei odiare te per quello che è successo? Tu mi hai dato le acque più profonde e blu che potessi desiderare, le correnti più ballerine, le onde più giocose. Mai potrei odiare te, che sei il…”


Perbecco, Ciccio non sentì bene l’ultima parola perché Polly, una polipa gigante un po’ in sovrappeso, gli avvolse un tentacolo intorno alla testa e lo ammonì:



“Ehi, tu, fiolo, non ci si impiccia nelle 'ose dei grandi!”



“Zio, che cosa era quella macchia nera?” chiese più tardi Ciccio a zio Capodoglio.
“Si chiama petrolio”
“E a cosa serve?”
“Si usa per produrre energia, per far muovere macchine, per accendere le luci...ma è un veleno per il pianeta. Figuriamoci per il mare, che è tanto delicato...Che mi stavi raccontando prima?”
“Si, la maestra del nido dei pinguini, quella bianca, ma così bianca che la chiamano albilina..”
“Albilina? “chiese lo zio “ Semmai Albina, asino di un pinguino!”
  Zio capo rise ancora, rise forte, ma..ahimè...da quel giorno continuò ad avere un male in mezzo al petto, faceva fatica a respirare, piangeva per la foca Lilly…forse piangeva anche per sé.

Si rimesero in viaggio, incontrarono alghe dai nomi strani, foche, orche, balenottere, delfini, cormorani, albatros che si immergevano in superficie, rocce colorate e rocce ammuffite, poverine, chissà che malattia avevano...


Ciccio si affezionò subito alla tribù degli abissi, gente eccentrica, vivace, nuotatori per natura.
  Proprio loro che volavano nelle acque divennero i migliori amici di un pinguino che non sapeva nuotare.

 Volete sapere come imparò?
Un giorno, nei fondali, Ciccio partecipò alla festa delle conchiglie. Polipetti e stelle marine, pesci grandi e pesci piccoli  lo accerchiarono, si misero a cantare, a battere le pinne, a danzare abbracciati.
Ciccio stava al centro sostenuto da zio Capo, neanche se ne accorse, così preso da quella festa, che si staccò dallo zio, passò dalle pinne di uno a quelle di un altro, all’inizio nuotò come un cavalluccio marino, sembrava stesse in piedi tanto era impacciato, poi si adagiò a pancia in su come la stella marina, fino a saltare come un delfino.

Fu solo allora che si accorse che zio Capo era sparito, via, andato.

E solo allora si accorse che la voce che lo aveva iniziato al viaggio era quella di zio Capo.

Avete capito bene, si: zio Capo era il mare stesso.
                                             

martedì 21 maggio 2013

Capitolo secondo: L'incontro con zio Capodoglio.



Ecco, il momento era arrivato.
Ciccio allungò una zampina verso l’acqua, incredibile a dirsi, ma era il suo primo bagno nell’Oceano. Nessuno dei suoi amici dell’Antartide sapeva che non aveva mai fatto un tuffo in mare, se avessero scoperto che non sapeva nuotare lo avrebbero ricoperto di pernacchie.

“Mamma mia come è grande questo mare…”

Esitò un pochino, solo un istante, ancora un momento, un attimo eh, abbiate pazienza.
Beh, il sole ad un certo punto si stancò di starlo a guardare, arrivò il cambio di guardia, quel momento in cui la luna prende il posto del sole nel cielo e... Ciccio se ne stava ancora là imbambolato.
Zampina dentro, zampina in fuori, ce la faccio, no, non ce la faccio...


“No, non ce la faccio!” urlò all’improvviso e, nel dirlo, le alucce presero ad agitarsi verso il mare.
“Ecco, mare, lo vedi? Hanno ragione i miei amici: Ciccio il pasticcio, Ciccio il capriccio. Sono un guaio fatto pinguino”
Con la sua andatura flemmatica, rassegnato, fece retro front: tre passi a gambero, dondolandosi ora a destra, ora a sinistra, testa china, povero Ciccio, sembrava un uccello senza ali, un sacchetto di plastica nel vento.


“Splash!”
Un'onda lo colpì sul sedere, una sculacciata simpatica, niente di grave. Ciccio sentì camminare delle zampine sottili sulla sua testa calva di pinguino, allungò una pinna e, in men che non si dica, ingoiò il gamberetto che la corrente gli aveva fatto volare sulla testa.

Fu in quel momento, inaspettatamente, mentre Ciccio si allontanava dal mare con il gamberetto in becco, che il primo incantesimo prese forma: il ciondolo di acqua marina iniziò a luccicare.


Ciccio il pinguino, incredulo, sentì un vocione che lo chiamava.

“Oh! A bello! Dai, sali!”
Ma...chi aveva parlato?
Ai suoi piedi, tra il ghiaccio del pavimento e l’Oceano, un enorme esemplare di Capodoglio, una specie di balena con il dorso rinsecchito, comparve all’improvviso.


“Scusi? “ chiese Ciccio stupito.

“Ti ho detto sali e sali no!  Daye nì!”

La luce turchese si infilò tra la zampine di Ciccio, svelta come una saetta tornò nel ciondolo incantato, per un istante sembrò che tremasse davanti a quel vocione burbero e maleducato del Capodoglio.
Le luci incantate sono delicate, tenetelo a mente se mai dovesse capitarvi di incontrarne una nei pressi delle acque.

“No, grazie signor Capodoglio, devo andare, la mamma mi aspetta, devo  andare a pescare, si, ecco, devo fare proprio questo, quindi, no, grazie non salgo”

Il Capodoglio  si mise a galleggiare sulla superficie dell’acqua, caspiterina se la sua testa non sembrava una distesa di ghiaccio tanto era piatta, ci si poteva andare con lo slittino, ma comunque no, Ciccio non ci sarebbe salito.

“Ti ho detto sali…”

Questa volta sembrò quasi una minaccia , i denti del Capodoglio, con una luna complice, si tinsero di turchese, erano giganti! Vi rendete conto? Denti alti come un pinguino imperatore. 


“Ma io veramente…signor Capo d'aglio...nonposso”
Tutto d’un fiato, al suo solito.
“Come mi hai chiamato? Capo d’AGLIO?” 


Il grosso esemplare gonfiò i bicipiti.
“Scusi, scusi, Capodoglio, Signor CAPODOGLIO” disse Ciccio sparendo nella sua giacchetta di piume.

 “Oh, ragazzì, che hai deciso, dai no!”

Ciccio allora pensò di giocare d’astuzia.

“Senta, mi conceda un gioco prima di partire con lei. Ha presente uno, due, tre, gambero? Lei chiude gli occhi, conta fino a tre, io mi devo muovere in quei tre secondi senza che lei mi veda. Facile no?”

Il capodoglio acconsentì, si sa, i bambini sono più furbi dei grandi, giocano d’astuzia. Ciccio avrebbe approfittato di quei tre secondi per fuggire nell’homuk, la casetta di ghiaccio dei pinguini.

“Uno, due…” borbottò il Capodoglio ad occhi chiusi.

Ciccio corse forte, slittò sul ghiaccio, questo lo sapeva fare bene con quei piedi buffi ma veloci, corse ancora, corse ma…


 “Che mi venga un crampo! La mia casetta si è sciolta!” 

Era proprio così, quel caldo insolito dell’Antartide aveva fatto sciogliere la cameretta di ghiaccio e tutto il resto della casa.

Capodoglio fece una faccia strana, come se lo avesse immaginato.

“Sali, dai”

Ciccio salì, ingoiò una lacrima, si fece coraggio e poi disse:

“Va bene, io salgo ma ti devo chiedere una cosa: non so nuotare, quindi, per favore, non mi lasciare solo nell’Oceano”

Capodoglio sbadigliò, la bocca spalancata divenne una grotta gigantesca, i denti sembravano alberi di ghiaccio.

“Andiamo, va, bello di zio” disse Capodoglio.

Il nostro pinguino coraggioso incrociò le pinne sul petto, alzò il becco verso l’alto, come per avere il benvolere della luna, si allacciò il cappuccio stretto intorno al collo e …

“Splash!”


Scesero in profondità, verso i fondali, Ciccio non potè fare a meno di notare quanto fosse bello il mare, le sagome dei ghiacciai viste dal basso, il luccichio di un sole civettuolo che ne disegnava i contorni, le danze dei pesci nella corrente.
E, pinguini miei, che varietà di ristoranti!
Dal sushi al vegetariano, dal vegano al carnivoro.


“Zio Capo, lo sai che nella scuola dei pinguini dove andavo io..”
“Sch!” lo interruppe Capo.
“…c’era una maestra strana , tutta bianca, ma bianca bianca, mi pare che si dice –albilina-“
“Sch!” insistette lo zio.
Ciccio non capì, allo zio erano sempre piaciuti i suoi racconti.
“Tieniti forte figliolo, questa è un’emergenza. Dobbiamo andare” e nel dirlo zio Capo fece un’inversione ad U, tutto impennato su un fianco, sembrava la virata di una montagna marina.
Ciccio affondò il becco nel dorso di Capo, le pinne e le zampine rimasero protese nella corrente, i peli appiattiti sul corpo per la velocità di quella manovra azzardata.
Certo che ebbe paura di perdersi in mare, chi non l’avrebbe avuta!

“Ecco è da quella parte” gridò zio Capo.
“Ma che cosa?” chiese Ciccio a becco stretto.
Nuotarono tanto, così tanto che sembrava di stare nell’autostrada di Ice street, all’Antartide, dove solo i pinguini grandi potevano andare.
 Il canto del mare sembrava un corteo funebre, ogni suono, il verso di ogni suo abitante divenne più stridulo, poi forte, poi elettrico, infine disperato.
Solo quel giorno, inoltre, dai suoni emessi da Capo, Ciccio scoprì che era stato adottato dall’animale più rumoroso di tutti gli Oceani.