venerdì 21 gennaio 2011

Capitolo primo: Un dono incantato.

     


“Sigh! Sigh!”

Un singhiozzo strozzato rimbalzò tra i ghiacciai.


 “Chi è?” chiese il pinguino spaventato.




“Sigh! Sigh!” continuò la voce.

Ritto sulle corte zampine, come un soldatino sugli attenti, il pinguino Ciccio cercò all’orizzonte una forma di vita.



“Chi sei? Signore…chi sei?”

“Sigh! Sigh!”

Il pinguino si tolse il cappello per sentire meglio e capire da dove venisse quel lamento.



“Signore? Non ti vedo. Ehi! Tutto bene?”

Silenzio.

Intendiamoci, silenzio nell’Antartide vuol dire davvero silenzio, una cosa sconosciuta al resto del mondo.

“Ciiicciiio…dammi una mano! Sigh!” supplicò ancora la voce.

Così, per sdrammatizzare, il nostro pinguino scoppiò in una buffa risata:

“Signore…io una mano non gliela posso dare, mica per altro, non ce l’ho, sono un pinguino. Semmai le do una pinna…Ah! Ah! Ah!”



Si mise le pinne sul pancino e rise come un esemplare di cucciolo qualsiasi.

I bambini ridono, si sa.
Pare, cosa strana, che a loro piaccia pure.

“Ciiicciiio…sto male!”

Questa volta il pinguino balzò in piedi, voglio dire sulle zampine, si zampine, sbarrò gli occhi e disse preoccupato:

“Oh, mi dispiace che stia male, anzi…scusi se prima ho riso. Vuole che chiami la mia mamma?”



La voce dei ghiacciai non rispose subito, si schiarì la gola ed aggiunse:

“Ciccio...lo vedi tutto questo intorno a te?”


Il pinguino voltò la testa pelatina a destra, a sinistra, sopra, sotto, poi disse:


“Oh…Se intende il cielo vestito di azzurro ed il ghiacciaio incantato...


... l’Oceano ballerino e gli iceberg che camminano, il gelato ai gamberetti e il frullato di Krill


…beh, certo che lo vedo, meno male che lo vedo!”



Visto che la voce ora proveniva dall'alto, Ciccio si sdraiò sul ghiaccio a pancia in su.



“Senti, signore, ma... sei un uccello? No, sai, te lo chiedo così, per curiosità, per sapere se sai volare. Pensa che i miei nonni avevano delle ali così grandi che potevano volare, mica tozze come le mie, io no, non so mica volare, però…” si interruppe per un istante “ …so nuotare ed anche molto, molto bene!”

“Ciiicciio…”

Ora la voce proveniva da sotto i suoi piedi.


“Ma allora sei un pesce?" urlò il pinguino.

“Ciiicciio…”

La voce si era ancora spostata verso una montagna di ghiaccio.

“ ...ma non sei uno solo, quanti siete?” disse Ciccio portandosi una pinna al becco.

“Sono il MAAARE!…” urlò la voce.

“Perbecco!” esclamò Ciccio indietreggiando con la pinna sul cuore.

“Ehm…volevo dire…buongiorno sua maestà eccellentissima eminenza il Mare”


Tutto rosso in viso, fece un sontuoso inchino al mare. Cercò di darsi un tono, ma il becco gli prese a battere all’impazzata tanta era l’emozione e le ascelle a sudare sotto le tozze alucce bianche.

“Ciccio” bofonchiò il mare “ ho un compito da darti e dovrai portarlo a termine prima che il tuo fratellino veda la luce”

C’è da sapere, tra le varie cose, che la mamma di Ciccio  aveva un bel pancione: se era appuntito sarebbe nato un maschio, se era rotondo una femmina.



“.. dovrai partire il prima possibile”

“Oh Saint Pinguin! Sua eccellenzasantissimamaestà, ma io sono un cucciolo e poi…ti dico la verità…non è vero che so nuotare benissimo, anzi non so nuotare molto bene, va bè ormai la frittata è fatta…io se vedo l’acqua affogo! Mi sento già male, oh mamma pinguina santissima beata, oh mamma…”


L’Oceano rimase in silenzio, poi riprese:

“Dovrai fare un lungo viaggio, riunirai animali e bambini...”

“Perdindirindina Oceano…”

Come avrete notato, Ciccio non respirava mai mentre parlava, le parole gli uscivano spesso tutte attaccate.

“Le uova stanno per nascere, Ciccio, non abbiamo molto tempo...


...partirai oggi stesso. Tieni, questo dono magico illuminerà il tuo cammino”


 Che ci crediate o no, per tutti i pinguini del mondo, un ciondolo luminoso  iniziò a luccicare ai suoi piedi, zampe, volevo dire zampe, ma Ciccio assomiglia così tanto ai bambini che sembra quasi abbia le gambe!

Non sappiamo ancora se fu il ciondolo incantato, o il compito importante che gli aveva assegnato l’Oceano, o il semplice timore che il gelato ai gamberetti sparisse dalla sua vita, fatto sta che Ciccio raccolse l’amuleto, se lo appuntò alla giacca di pelo, alzò il becco con vanità e poi chiese:



“Ma almeno…some sto?”

Infilò una manciata di gamberetti nella tasca interna della pelliccia, una lucidata al becco con il ghiaccio, una pettinatina veloce con le pinne e Ciccio  il pinguino Sognatore si incamminò verso le acque, con la paura ed il coraggio che lo tenevano per mano come due fedeli compagni di viaggio.